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Duetto: “Il core vi dono”

La prima sorella a cadere nella trappola, così come lascia supporre il suo temperamento più aperto, è Dorabella. La sua debole resistenza viene vinta in questo grazioso duetto sentimentale, scritto nella tonalità di fa maggiore, su un ritmo di 3/8. Il risultato più apprezzabile, musicalmente parlando, è l’evocazione fatta dall’orchestra del battere dei cuori dei due personaggi. Vale la pena citare l’accesa frase di Dorabella, di una forza descrittiva propria del genio di Mozart “Nel petto un Vesuvio d’aver mi par”.

 

GUGLIELMO
Il core vi dono,
Bell'idolo mio;
Ma il vostro vo' anch'io,
Via, datelo a me.

DORABELLA
Mel date, lo prendo,
Ma il mio non vi rendo:
Invan mel chiedete,
Più meco ei non è.

GUGLIELMO
Se teco non l'hai,
Perché batte qui?

DORABELLA
Se a me tu lo dai,
Che mai balza lì?

DORABELLA E GUGLIELMO
È il mio coricino
Che più non è meco:
Ei venne a star teco,
Ei batte così.

GUGLIELMO
(Vuol metterle il core dov'ha il ritratto dell'amante)
Qui lascia che il metta.

DORABELLA
Ei qui non può star.

GUGLIELMO
T'intendo, furbetta.

DORABELLA
Che fai?

GUGLIELMO
Non guardar.
(Le torce dolcemente la faccia dall'altra parte, le cava il ritratto e vi mette il core)

DORABELLA (fra sé)
Nel petto un Vesuvio
D'avere mi par.

GUGLIELMO (fra sé)
Ferrando meschino!
Possibil non par.
(a Dorabella)
L'occhietto a me gira.

DORABELLA
Che brami?

GUGLIELMO
Rimira
Se meglio può andar.

DORABELLA E GUGLIELMO
Oh cambio felice
Di cori e d'affetti!
Che nuovi diletti,
Che dolce penar!

 

 

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